ANITA GARIBALDI, com'è morta veramente?

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misterMistery
view post Posted on 25/11/2008, 22:26




MISTERI D'ITALIA

Come è morta veramente Anita?

Anita Garibaldi muore nelle paludi di Comacchio nell’ agosto del 1849. Il Generale, braccato dai ‘papalini’, non puo nemmeno dare una degna sepoltura alla sposa sui cui poveri resti viene imbastita una bassa speculazione politica. Corrono le voci piu incredibili; si parla addirittura di omicidio. Come e morta veramente Anita?
Il cadavere di una donna semisepolta nella sabbia delle paludi di Comacchio; la poveretta e stata strangolata: almeno cosi afferma sulle prime il rapporto del medico legale. Gli elementi base per I’inizio di un giallo ci sono tutti; ce n’e anche abbastanza per suscitare l’interesse della gente. A maggior ragione la fantasia popolare si scatena quando si viene a scoprire che il cadavere non e quello di una sconosciuta ma quello di Anita Garibaldi, moglie dell’Eroe dei due Mondi. E una notizia bomba, uno scandalo’ che fa gola a molti.Su quei poveri resti comincia una speculazione politica che definire ’sporca’ sarebbe poco. Tutti, senza eccezioni, giocano sui cadavere di Anita accreditando le ipotesi piu fantasiose e assurde. Lettere anonime, ricostruzioni a dir poco improbabili, accuse prive di fondamento, controaccuse altrettanto risibili: e un gioco al massacro portato avanti fino all’esasperazione. La verita e chiaro non interessa a nessuno; l’unica cosa importante e infangare il piu possibile gli avversari. Agli articoli e ai libelli dei ‘benpensanti’ che vedono in Garibaldi un avventuriero senza scrupoli, per non dire di peggio, e che non possono certo lasciar si sfuggire l’ occasione per gettargli fango addosso sia pure indirettamente, fanno eco gli scritti dei ‘liberali’ che rispondono per le rime ai ‘papalini’ e ai ‘forcaioli’ di tutti gli staterelli in cui e ancora divisa l’Italia del 1849, rovesciando su di loro le stesse accuse. Tutti insomma si palleggiano, senza la minima ombra di pudore, il cadavere straziato di Anita. A complicare le cose ci si mette anche il popolino: alle mene di bassa politica si aggiungono cosi anche le ‘voci’ piu incontrollate e incontrollabili che alimentano sospetti, gonfiano indizi, stravolgono circostanze, contribuendo a creare un alone di mistero difficile da dissipare anche a distanza di tanti anni.

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Cronaca degli avvenimenti

Fuggito dall’ltalia dopo essere stato condannato a morte dal tribunale militare di Genova, Garibaldi nel 1835 sbarca in America del sud dove per quattro anni combattera a fianco degli insorti brasiliani contro la dominazione portoghese.

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Nell ‘estate del 1839, nel porta di Laguna dos Patos, l’Eroe incontra per caso una bella ragazza dal temperamento fiero: Anna Maria de Jesus, detta Anita. Tra i due nasce immediatamente una passione travolgente. Non e d’ostacolo al loro amore ne la differenza d’eta (lui ha trentadue anni, lei diciotto) ne il fatto che la giovane è sposata da quattro anni. Da quel momento Anita sara sempre al fianco del suo compagno dividendo con lui mille pericoli e disagi, tra battaglie, agguati, fughe, marce forzate.

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Una vita cosi movimentata non le impedira di mettere al mondo quattro figli, Menotti, Ricciotti, Teresita e Rosita (quest’ultima morta in tenera eta). Solo dopo la nascita del primo figlio, nel 184o, Garibaldi interrompe la sua attivita rivoluzionaria.

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Per amore della fa miglia si piega a fare l’insegnante di matematica e il commesso viaggiatore a Montevideo. Ma e una parentesi di breve durata. L’Eroe dei due Mondi non sopporta la vita sedentaria: nuove imprese lo attendono.

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E Anita è con lui. Nel frattempo, i due si sono sposati nella chiesa di San Francesco a Montevideo, superando disinvoltamente l’ostacolo costituito dal precedente matrimonio di lei.

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Dopo anni di battaglie al servizio dell’Uruguay contro l’ Argentina, Garibaldi torna in Italia. Anita lo ha preceduto di pochi mesi. Campagna di Lombardia, difesa di Roma:gli avvenimenti incalzano e naturalmente, Garibaldi E sempre in prima linea.

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Nel giugno 1849 Anita raggiunge il marito a Roma, proprio nel momento cruciale della battaglia che la giovane repubblica mazziniana sta com battendo contro i francesi accorsi in difesa del papa. E un’impresa disperata: la repubblica capitola e i garibaldini lasciano Roma diretti verso Venezia. Una lunga fuga verso mezza Italia inseguiti dalle truppe francesi e borboniche. Nella penosa ‘marcia di ripiegamento’ le camicie rosse sono attaccate di continuo dai nemici che tendono lore mille insidie. In testa a tutti. Anita, accanto al marito, sprona gli uomini alla resistenza gridando tutto il suo disprezzo a chi abbandona l’impresa; lo stato di avanzata gravidanza mostra, ancora una volta una forza d’animo eccezionale: sembra ignorare i pericoli,la fatica, le privazioni. Con il passare dei giorni, comunque, la fila dei garibaldini si assottigliano paurosamente: erano partiti da Roma in cinquemila, e a San Marino sono poco piu di di duecento. Quelli che non sono caduti nelle imboscate hanno disertato o si sono dispersi. La colonna superstite tenta comunque di raggiungere Venezia lunge la costa. A Cesenatico i garibaldini prendono il mare su tredici bragozzi, ma nelle paludi di Comacchio cadono in un’imboscata. Garibaldi e Anita si salvano a stento insieme con pochi compagni. Anita, pero, sta male, da qualche giorno è febbricitante ma ora le sue condizioni si sono aggravate e peggiorano di ora in ora. In qualche modo, l’intrepida donna viene trasportata in una fattoria dove un medica non puo fare altro che diagnosticare la malattia: febbre perniciosa. E troppo tardi per tentare qualsiasi cura: Anita ormai è in agonia e morira poco dopo.

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Affidata la salma ai proprietari della fattoria, i fratelli Ravaglia, Garibaldi riprende la fuga verso Venezia. Il corpo di Anita, sepolto frettolosamente nella sabbia della laguna, viene scoperto da un gruppo di ragazzi che avvertono i gendarmi.A questo punto si apre il giallo sulla morte di Anita: il perito settore dichiara in un primo momento che la donna è morta per strangolamento e la polizia accusa dell’omicidio i fratelli Ravaglia che pero vengono scagionati. Accanto loro i ‘papalini’ affermano che a uccidere la moglie di Garibaldi sono stati i ‘liberali’ per liberarsi di uno scomodo fardello; mentre i ‘liberali’ fanno circolare una versione dei fatti secondo la quale Anita sarebbe stata strangolata dalla polizia del papa. A complicare ancora di piu l’intera faccenda ci si mette ancheStefano Pelloni, alias il ‘Passatore’, famoso bandito romagnolo che l’anno dopo assalta la fattoria dei Ravaglia per prendere si dice l’oro che sarebbe stato rubato ad Anita. I colpi di scena non sono finiti. Il medico legale che aveva eseguito l’autopsia di Anita afferma clamorosamente di essersi sbagliato: la donna non è morta per strangolamento. Come è morta allora? Per cause naturali, dira il dottore che ne ha constatato il decesso.Tutto sembra chiarito ma la fantasia popolare e la speculazione politica buttano qua e la dettagli inediti, ‘voci’, supposizioni e l’ombra del mistero rimane.

Un colpo di fulmine

Nel 1835 Garibaldi sbarca, come comandante in seconda della Nautonier, in America latina, dopo essere sfuggito ad una condanna a morte comminatagli dal tribunale militare di Genova a seguito di un irrealizzato tentativo insurrezionale di marca mazziniana. Qui incontra alcuni compatrioti, fra cui il ligure Rossetti, con i quali decide di affiancare gli insorti della prima nascente repubblica brasiliana di Rio Grande do Sui, ribellatasi alla dominazione portoghese.

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Al servizio della causa rivoluzionaria e repubblicana, si fa corsaro e, al comando di una piccola flotta, impegna in furiosi combattimenti la Marina Imperiale brasiliana.
Il 22 luglio 1839, la Itaparica guidata da Garibaldi e il Seival entrano nel porto di Laguna dos Patos, attaccando dal mare la cittadina tenuta dagli imperiali, mentre il colonnello Canabarro la stringe da terra. La battaglia si conclude con una grande vittoria delle forze rivoluzionarie che fondano una seconda repubblica brasiliana nel territorio di Santa Caterina. Tenendo il porto di Laguna come base di attracco, le navi al comando di Garibaldi battono la costa atlantica alla ricerca dei vascelli nemici.

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Un giorno, rientrando nel porta di Laguna dos Patos, il capitano ‘Jose’ Garibaldi avvista col cannocchiale, dal ponte di comando della sua nave, una bella ragazza che sta camminando lunge la riva. E il classico colpo di fulmine. Garibaldi ordina ai suoi uomini di attraccare il piu presto possibile, ma quando sbarca la ragazza e sparita. La cerca inutilmente nelle strade del porto e alla fine, con un incredibile colpo di fortuna, la ritrova nell’abitazione di un conoscente che l0 aveva invitato a prendere un caffe. Ecco come lui stesso descrive l’incontro: «Restammo entrambi estatici e silenziosi, guardandoci reciprocamente, come due persone che non si vedono per la prima volta, e che cercano nei lineamenti l’una dell’altra qualche cosa che agevoli una reminiscenza. La salutai finalmente, e le dissi: “Tu devi esser mia”. Parlavo poco il portoghese, e articolai le proterve parole in italiano. Comunque, io fui magnetico nella mia insolenza. Avevo stretto un nodo, sancito una sentenza, che la sola morte poteva infrangere!».

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Il nome della ragazza e Anna Maria de Jesus, ma tutti la chiamano Anita. E figlia di un contadino brasiliano trasferitosi al sud, morto quando lei era ancora bambina; poco piu che fanciulla quattordicenne fu data in moglie al venticinquenne Manuel Duarte de Aguiar, un pescatore della zona, che pare facesse anche il calzolaio. Il matrimonio, voluta dalla madre, era stato piu che altro determinato dalle precarie condizioni economiche della famiglia.

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Le nozze con Duarte, celebrate il 30 agosto 1835, come attesta un documento registrato della chiesa di Laguna, sono contestate in seguito, ma senza attendibilita, da un figlio di Anita e Garibaldi, Ricciotti.Il temperamento deciso e ardimentoso della giovane sudamericana (ha diciotto anni quando incontra il trentaduenne Garibaldi) e testimoniato da una sua coetanea, Maria Fortunata, che narra come Anita, aggredita in un bosco da uno spasimante respinto, l0 avesse duramente colpito con uno scudiscio, fosse poi saltata sul suo cavallo e l0 avesse infine denunziato alla locale gendarmeria.Donna fondamentalmente libera e appassionata, prova un grande amore per l0 straniero dagli occhi chiari, che partecipa alla liberazione del suo paese sprezzando la propria esistenza e anelando a grandi ideali. Lo ama totalmente e l0 segue senza incertezze.Il marito, Duarte, e nel frattempo arruolato nell’esercito imperiale; milita quindi nel campo avverso. Secondo alcune voci sarebbe stato fatto prigioniero dai riograndesi nella battaglia di Laguna.

L’amazzone brasiliana

Sulla Itaparica e sui Rio Pardo Anita condivide i rischi e le audacie dell’uomo che ama: «Si era deciso ricorda Garibaldi di espugnare sin alla morte, e tal decisione era corroborata dall’ aspetto imponente dell’ amazzone brasiliana Anita! che non solo non volle sbarcare, ma prese parte gloriosa all’ arduo conflitto» .
Quando Laguna e riconquistata dagli imperiali, Anita svolge un ruolo fondamentale di incoraggiamento e di stimolo presso i marinai: «lo dovetti all’ammirabile sangue freddo della giovine eroina il poter salvare le munizioni da guerra» scrive ancora Garibaldi.
Il 16 settembre 1840, nel villaggio di Mustarda, Anita da alla luce un bambino che viene chiamato Menotti, in memoria del patriota modenese fatto uccidere da Francesco IV. La nascita del figlio impone una sosta all’attivita rivoluzionaria: la famiglia si trasferisce cosi a Montevideo, in una modesta abitazione in prossimita del porto. «Era necessario annota Garibaldi procacciar l’esistenza di tre individui in un modo indipendente». Ed ecco il guerrigliero farsi insegnante di matematica e commesso viaggiatore.

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Primavera del 1848: Garibaldi con un gruppo di compagni, a bordo del brigantino ‘Speranza’ nel viaggio di ritorno dall’Americaverso

L’Italia. A Nizza pote riabbracciare la moglie e i figli che l’avevano preceduto di qualche mese, e la madre
Nel giugno del 1842, Anita convince Garibaldi anticlericale e massone a sposarla in chiesa (il precedente matrimonio con Duarte viene evidentemente ‘dimenticato’). Vuol sancire con la sacralita l’unione con quell’uomo affascinante, ammirato dalle donne e troppo propenso a lasciarsi conquistare da esse: la gelosia.E infatti uno dei tratti caratteristici dell’ appassionata personalita di Anita.

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Il Generale con la secondogenita Teresita

Com’era da prevedersi, la vita del commerciante non si confa all’esule irrequieto. Con gli amici Cuneo, Anzani, Castellini, Antonini, Medici, egli prepara il ritorno in patria. Intanto si arruola nella marina uruguayana, dopo aver ricevuto dal presidente Rivera l’incarico di riorganizzare la flotta, distrutta dagli argentini ne11841. Riprende cosi le armi, questa volta al servizio dell’ Uruguay in guerra contro l’ Argentina, dominata dal dittatore Rosas. Nell’aprile del 1843 e incaricato dal governo uruguayano di formare una legione italiana, alla cui testa difende Montevideo dagli assedi del ‘43 e del ‘46. Sono proprio i legionari di Montevideo ad indossare la camicia rossa e a dare origine, seguendo il loro comandante in Europa, al primo nucleo garibaldino.
Il 15 aprile 1848, Garibaldi, con una sessantina di fedeli compagni d’arme, si imbarca sui brigantino Bifronte, che ribattezza Speranza, diretto a Nizza, dove puo riabbracciare l’anziana madre e ricongiungersi alla moglie e ai tre figli, Menotti, Teresita e Ricciotti, che l hanno preceduto di qualche mese nella traversata. Porta con se il cadaverino della quarta figlia, Rosita, morta a due anni e mezzo, che ha segretamente dissepolto dal cimitero americano e trasportato a bordo della Speranza in una bara sigillata: «Un sorriso malinconico ed una lacrima di angelo bagnava le guance di Anita quando io annunciavo ad essa in Nizza il tesoro da me condotto dall’ America».Ma la sosta e breve e Anita deve di nuovo vederlo partire con i piu fidi legionari per parteci pare prima alla campagna di Lombardia, poi alla difesa di Roma.

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E con Anita (in un quadro dell’epoca). La coppia aveva avuto un quarto figlio, una bambina di nome Rosita, morta in tenera eta.

Tornando in Italia, Garibaldi porta con se il cadaverino della figlia che aveva dissepolto segretamente dal cimitero di Montevideo. Al momento della morte, Anita era in attesa del quinto figlio.Anita piomba improvvisamente a Roma nel giugno del 1849, proprio nei giorni in cui la giovane repubblica retta da Mazzini, Saffi e Armellini subisce l’assedio delle truppe francesi, scese ad imporre la restaurazione papale, agli ordini del generale Oudinot. Gia un’altra volta Anita aveva raggiunto il marito in Italia, ma questa deve esserle fatale.Coraggiosa come sempre, non batte ciglio quando una bomba sfonda il soffitto della stanza in cui si trova con Garibaldi, accorso generosamente in aiuto dei repubblicani romani non appena avuta notizia dell’assassinio del primo ministro papalino, conte Pellegrino Rossi, e della proclamazione della repubblica. Con il suo corpo di legionari in camicia rossa, l’Eroe si impegna a fondo nella difesa delle Mura Aureliane. I garibaldini, ufficiali e soldati, si distinguono nei furibondi corpo a corpo, suscitando anche l’ ammirazione dell’ avversario. Ma il 30 giugno i francesi riescono ad aprire una breccia sul Gianicolo; piu tardi sono conquistate le Mura Aureliane. I cannonieri garibaldini giacciono uccisi sugli spalti; fra gli altri, Garibaldi perde un amico cui e particolarmente affezionato: il suo attendente Aguiar. Nino Bixio viene gravemente ferito. E la fine. La repubblica capitola e per i suoi difensoriri masti in vita comincia la dura odissea della fuga attraverso le varie regioni, verso Venezia, che ancora resiste al comando di Manin. Prima di partire, Garibaldi raduna le sparse fila del suo esercito: «La fortuna dice che oggi ci tradi, ci arridera domani. I0 esco da Roma: chi vuol continuare la guerra contro l0 straniero venga con me. Non offro ne paga, ne quartiere, ne provvigioni: offro fame, sete, marce forzate, battaglie e morte. Chi ha il nome d’Italia non sulle labbra ma nel cuore, mi segua!».Quasi cinquemila raccolgono l’ appello del condottiero, che li precede a cavallo con a fianco l’intrepida consorte; Anita indossa un uniforme maschile, ed ha sacrificato la lunga chioma alle dure esigenze del momento.

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Il Primo Incontro

Cosi Garibaldi descrisse nelle sue Memorie iI prima incontro con Anita «Io giammai avevo pensato al matrimonio, e mene credevo inadeguato per troppa indipendenza d’indole e propensione ad una carriera avventurosa. Avere una donna, dei figli, sembrava cosa interamente disdicevole a chi si era consacrato assolutamente ad un principio, che, per quanto eccellente, non mi avrebbe permesso, propugnandolo col fervore di cui mi sentivo capace, la quiete e la stabilita necessarie a un padre di famiglia. Il destino decise in altro modo!
Con la perdita di Luigi Camiglia, di Edoardo Mutru e di altri miei compagni conterranei, era rimasto in un desolante isolamento. Sembrava di essere solo nel mondo! Nessuno piu scorgevo dei miei cari amici, che quasi mi tenevano luogo di patria in quelle lontane regioni. Nessuna intimita con i miei nuovi compagni che appena conoscevo, e non un amico di cui ho sempre sentito il bisogno nella mia vita.
Il cambiamento di condizione erasi poi effettuato in modo cosi inaspettato ed orribile, che io ne era rimasto profondamente colpito. Rossetti, l’unico che avrebbe potuto riempire il vuoto del mio cuore, era lontano ed occupato nel governo del nuovo Stato repubblicano; e mi era impossibile quindi goderne il fraterno consorzio. Infine, avevo bisogno di un essere umano che mi amasse subito e di averlo vicino, senza di cui insopportabile mi diventava l’esistenza.
Benche non vecchio, conoscevo abbastanza gli uomini per sapere quanto abbisogna per trovare un vero amico. Una donna! si una donna! Giacche sempre io la considerai la piu perfetta delle creature e, checche ne dicano, infinitamente piu facile di trovare un cuore umano fra esse.

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Io passeggiavo sul cassero dell’ltaparica, ravvolgendomi nei miei tetri pensieri e, dopo ragionamenti di ogni genere, conchiusi finalmente di cercarmi una donna per trarmi da una noiosa e insopportabile condizione.Gettai, a caso, l0 sguardo verso le abitazioni della Barra cosi si chiamava una collina piuttosto alta all’entrata della Laguna nella parte meridionale e sulla quale scorgevano alcune semplici abitazioni pittoresche. La, con l’aiuto del cannocchiale che abitualmente tenevo in mano, quando stavo sul cassero di una nave, scopersi una giovane ed ordinai che mi trasportassero in terra nella direzione di lei. Sbarcai; ed avviandomi verso le case dove trovavasi l’oggetto del mio viaggio, non mi era possibile il rinvenirlo; quando m’incontrai con un individuo del luogo e che avevo conosciuto ai primi momenti dell’arrivo nostro.Egli invitandomi a prendere il caffe nella di lui casa. Entrammo, e la prima persona che si affaccio al mio sguardo era quella il di cui aspetto mi aveva fatto sbarcare.Era Anita! la madre dei miei figli! la compagna della mia vita nella buona e nella cattiva fortuna! la donna, il di cui coraggio io mi sono tante volte desiderato! Restammo entrambi estatici e silenziosi, guardandoci reciprocamente, come due persone che non si vedono per la prima volta e che cercano, nei lineamenti l’una dell’altra, qualche cosa che agevoli una reminiscenza. La salutai finalmente e le dissi: “Tu devi essere mia!”. Parlavo po co il portoghese ed articolai le proterve parole in italiano. Comunque, io fui magnetico nella mia insolenza! Avevo stretto un nodo, sancito una sentenza che solo la morte poteva infrangere! Avevo incontrato un proibito tesoro, ma pure un tesoro di gran prezzo!»

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L’interno della modesta abitazione della famiglia Garibaldi, nei pressi del porto di Montevideo

L’ultima avventura

Il residuo esercito garibaldino, inseguito dalll truppe francesi e borboniche, riesce a portar a Terni, dove i ranghi vengono rinforzati dagli uomini del colonnello Forbes, un ex ufficiale inglese simpatizzante per la causa italiana.Garibaldi spera di sollevare le popolazioni, ma trova diffidenza e ostilita specialmente presso i contadini delle campagne pontificie, dai quali pretende ingenti quantia di derrate alimentari, che paga con la moneta di una repubblica che non esiste piu .Il 14 luglio le truppe garibaldine toccano Orvieto, da cui ripartono poco prima dell’ arrivo dei francesi.

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In Toscana, la minaccia e costituita dagli austriaci, calati ad operare un’altra restaurazione, quella del granduca Leopoldo. Il loro comandante, von d’ Aspre, impartisce ordini draconiani circa il trattamento dei ribelli, come attesta una sua lettera diretta a Schwarzenberg; «Tutti i miei soldati hanno avuto l’ordine di non accettare nessuna resa, e di fare ogni sforzo per distruggere questa banda, trattandone i componenti come banditi».

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I garibaldini entrano in Toscana il 17 luglio e riescono ad eludere gli attacchi austriaci spostandosi con celerità. A Montepulciano, Anita, eretta sul cavallo bianco, lancia occhiate dl fuoco alle giovani donne accorse a salutare Garibaldi. Secondo alcune testimonianze, pare che anche in questa occasione abbia fatto a marito una tremenda scenata di gelosia. Il radicalismo del suo temperamento la porta ad atteggiamenti estremamente maniacali: in un convento, dove si fermano a riposare, Anita rifiuta di essere servita dai frati: la sua ripugnanza verso costoro e cosi forte da impedirle di ricevere le vivande dalle loro mani.

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Dopo incredibili peripezie e marce forzate, nel corso delle quali le fila dei soldati si assottigliano a causa delle continue diserzioni, Garibaldi varca la frontiera, rientrando in territorio pontificio, raggiunge Citerna e punta verso l’ Adriatico, operando finte e deviazioni per in gannare gli eserciti nemici che lo incalzano. Dura sorte tocca ai garibaldini disertori o dispersi: catturati dagli austriaci, vengono subito fucilati, anche se alcuni di essi sono poco più che ragazzi.

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Per rifocillare e far riposare gli uomini stanchi e provati dal lungo inseguimento, Garibaldi dirige infine le sue colonne verso il territorio neutrale di San Marino, dove penetra nella notte del 30 luglio, con gli austriaci dell’arciduca Ernesto e del generale Hahne ormai alle calcagna. La retroguardia garibaldina viene attaccata ed i suoi componenti, terrorizzati, tentano la fuga attraverso i sentieri di montagna. Nelle Memorie, Garibaldi, amareggiato, confronta il coraggio di Anita con la codardia di questi soldati (che pero, non avevano tutti i torti: stanchi, affamati, allo stremo delle forze, furono assaliti da un nemico superiore di numero ed in gran forma): «La maestosa presenza dell’amazzone americana non giovo, a Sant’ Angelo in Vado e a San Marino, a fermare i fuggitivi. La parola ‘codardi’, da lei con disprezzo gridata, veniva portata via dal vento, e non piu poteva ferire l’orecchie d’uomini che avevano perduto il loro spirito. Ah, io debbo rammentarmi il glorioso campo di San Antonio, per scordare il disastro di San Marino! ».Gli sono tuttavia vicini i coraggiosi difensori di Roma, quali Ciceruacchio coi suoi due figli, il prete ribelle Ugo Bassi e altri, destinati tutti ad una tragica fine.

I giorni dell’agonia

I governanti sanmarinesi accolgono i rifugiati a malincuore: sono preoccupati per le possibili rappresaglie dell’ esercito austriaco accampato ai piedi del monte su cui si erge la piccola repubblica indipendente e si offrono come intermediari per le trattative di resa. Ma Garibaldi non si fida, e non e suo costume arrendersi. In segreto propone ai compagni di raggiungere Venezia, riesce ancora una volta a superare inosservato l’ accerchiamento nemico e a puntare, con i duecento volontari ancora disposti a seguirlo, verso Cesenatico, dove conta di im barcarsi. Anita, che improvvisamente e stata assalita dalla febbre e il cui repentino malessere e reso piu preoccupante dall’avanzato stato di gravidanza, vuole seguirlo ad ogni costo, malgrado le proteste del marito che non intende sottoporla ad ulteriori strapazzi. «Tu vuoi lasciarmi!» gli grida disperata. Garibaldi, sconvolto dall’idea che possa cadere in mani nemiche, alla fine cede.

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Raggiunta Cesenatico, si deve pensare al modo di procurarsi le imbarcazioni: Garibaldi le pretende dal sindaco, che sveglia in piena notte; poi prende prigionieri i carabinieri della locale guarnigione, fedeli al papa, e li imbarca su uno dei tredici bragozzi che riesce ad ottenere.I barconi, guidati di malavoglia da un gruppo di pescatori e dallo stesso Garibaldi, prendono il mare malgrado il tempo avverso. Ma la notte fra il 2 e il 3 agosto, mentre procedono nelle acque della paludosa zona di Comacchio, sono avvistati dal brigantino austriaco Orestes, che apre il fuoco. Vengono catturati otto bragozzi e i 162 legionari che li occupano. Garibaldi e la sua stremata compagna si trovano in una delle barche che riesce a guadagnare la riva; Garibaldi scende in acqua e trasporta la moglie a terra sollevandola fra le braccia. Dopo aver licenziato i compagni che occupavano le altre barche scampate alle cannonate austriache, dando loro alcuni consigli per evitare la cattura e spronandoli a proseguire verso Venezia, depone Anita su un campo di granturco e spedisce il maggiore Leggero un prode maddalenino che lo aveva affiancato nella campagna d’ America a ispezionare la zona.

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Anita si sente morire, ma non si dispera, si preoccupa solo per la sorte del marito e per i figli lontani.Leggero ritorna in compagnia di un abitante del posto, amico e compagno di Garibaldi, Nino Bonnet, che ha combattuto a Roma in camicia rossa. Sara proprio grazie a lui che si costruira la fitta rete di collegamenti con i patrioti del luogo, senza la quale l’eroe non sarebbe potuto sfuggire al rastrellamento nemico. Dopo una prima sosta in una capanna, dove Anita viene soccorsa dalla vedova che abita la povera dimora, i fuggiaschi si dirigono verso la casa colonica dell a ‘Cavallina’, procedendo con fatica fra gli acquitrini. Anita, in groppa a un somaro, viene sostenuta dal marito, da Leggero e da un pescatore soprannominato ‘Bara moro’ . Alla fattoria, la poveretta puo soltanto bere qualche sorso d’acqua. Ripresasi un poco, si preoccupa subito per il marito e lo esorta a tagliarsi la barba bionda che lo rende troppo riconoscibile. Anche per non contraddirla, Garibaldi si fa portare un paio di forbici e un pettine. Ma al momento di dar mano all’operazione, allontana gli strumenti con un gesto rabbioso. Ha sostituito la camicia rossa con indumenti da contadino ma non vuol rinnegare a tal punto la sua personalita. Infine, Bonnet affronta l’ argomento principale: se il generale vuole salvarsi e lo deve a se stesso e alla patria e necessario che lasci Anita alle cure di un medico del luogo di sicura fede repubblicana: gli amici la proteggeranno. Per il momento, viene trasportata alla fattoria Zanetto. Quanto a lui, Bonnet, andra a Comacchio a cercare due barcaioli disposti a condurre Garibaldi e Leggero oltre la laguna.Garibaldi acconsente e anche Anita sembra arrendersi alla inevitabilita delle circostanze. Bonnet parte: a Comacchio gli viene riferito che gli austriaci hanno individuato l’albergo in cui alloggia Ugo Bassi. Si precipita ad avvertirlo, ma e ormai troppo tardi. Bassi, che non ha mai impugnato un’arma e ha invece svolto un ruolo di cristiana esortazione presso Garibaldi perche non infierisse sul nemico catturato, viene trasferito a Bologna insieme al compagno Livraghi, e con questi fucilato. A denunziarlo e stato proprio il brigadiere Sereni, uno dei gendarmi fatti prigionieri da Garibaldi a Cesenatico per cui l’ex prete aveva chiesto e ottenuto clemenza.

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Insieme sino alla fine

Frattanto i fuggiaschi, guidati dal liberale Patrignani, raggiungono villa Zanetto, dove la malata viene accudita dalla moglie del Patrignani, signora De Carli. Una tazza di brodo caldo sembra ristorarla e farla riavere dal torpore: riacquistata per brevi tratti la coscienza supplica il marito con accenni appassionati di non abbandonarla. Garibaldi e combattuto e straziato. Ma quando ritorna Bonnet ha preso una decisione: «Voi non potete immaginare esclama quali e quanti servigi mi abbia reso questa donna! Io ho verso di lei un immenso debito di riconoscenza e di amore. Lascia che mi segua!».

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Bonnet invita Garibaldi a dirigersi verso Ravenna, dove lo attendono i patrioti romagnoli intanto, la successiva tappa di sosta sara la fattoria ‘Le Mandriole’ del marchese Guicciol raggiungibile via mare allargo di Comacchio zona battuta di continuo dalle imbarcazioni austriache in cerca del condottiero. Anita gia sul fondo della barca, su un materasso messo a disposizione dai Patrignani. Forse i barcaioli cui li ha affidati Bonnet, non conoscono in un primo momento l’identita degli ospiti e la intuiscono soltanto durante il tragitto, o forse sono colti da improvvisa paura. Fatto e che a le tre del mattino del 4 agosto, in localita Casene del Piviero nella valle Agosta, li sbarcano, e si dileguano.Se non sono eroi, i traghettatori non sono tuttavia nemmeno dei traditori. Giunti a Comacchio, fanno sapere a Bonnet l’ubicazione dei fuggiaschi. Bonnet invia loro i fratelli Guidi, patrioti convinti e consci del compito che si assumono. Con le nuove guide, Anita riprende il viaggio d’agonia, alle 8 del mattino. Con un fazzoletto di seta Garibaldi le asciuga la saliva, senza poterla dissetare perche non dispone di acqua potabile. In queste condizioni attraversano illido di Magnavacca. Verso l’una del pomeriggio, battendo la costa, fermano due giovani conosciuti dai Guidi, cui Garibaldi chiede del brodo per la moglie, ormai morente. I ragazzi riescono a procurarsi una gallina, che viene subito messa a bollire in un vicino cascinale, ma Anita non puo sorbirne il brodo: e ormai in preda a convulsioni e al delirio. Piu tardi, il liberale Battista Manetti, detto ‘Bonazza’, fornisce al generale un cigolante carretto per il trasporto di Anita alle Mandriole, dove giungera a visitarla il dottor Nannini, fatto avvisare da Bonnet.

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La donna e di nuovo trasferita sui carro e adagiata sopra il materasso, madido di sudore. Angosciato, Garibaldi cerca di ripararla dal sole con un ombrello.Alle cinque del pomeriggio giungono finalmente alla fattoria. Il dottor Nannini si accorge subito che la donna e in fin di vita. Questa la sua diagnosi: febbre perniciosa, cioe malaria. Mentre la trasportano, distesa sui materasso, sulle scale dell’ abitazione per collocarla su un letto al prima piano, Anita esala l’ultimo respiro. «Nel posare la mia donna in letto ricorda Garibaldi mi sembro di scoprire sui volto l’espressione della morte. Le presi il polso … piu non batteva. Avevo davanti a me la madre dei miei figli, ch’io tanto amava, cadavere!». Sono le 19,45. Anche il dottor Nannini ne constata la morte.

Il risultato dell’autopsia: strangolamento

Fattori alle Mandriole sono i fratelli Stefano e Giuseppe Ravaglia. Nessuno dei due era in casa all’arrivo dei profughi. Viste le gravi condizioni di Anita, Giovanna Ravaglia aveva mandato a chiamare il fratello Giuseppe che accudiva al bestiame nella grande stalla della fattoria. Stefano invece si trovava al mercato a Ravenna, dove aveva incontrato Bonnet, che gli aveva comunicato di avergli indirizzato il gruppo dei fuggitivi.
Dopo la morte della moglie, Garibaldi da sfogo alla disperazione; i presenti l0 esortano a ritornare in se e a porsi in salvo. Si allontana infine con Leggero dopo aver raccomandato a Giuseppe e a Stefano Ravaglia, nel frattempo rientrato, di dare ad Anita una degna sepoltura. Quando le ombre della sera calano sulla laguna, i Ravaglia ed alcuni amici seppelliscono in fretta e furia il cadavere, col terrore di essere sorpresi; in una landa poco distante dalla fattoria, denominata Pastorara.
Sei giorni piu tardi, il 10, alcuni ragazzetti addetti alla sorveglianza del bestiame giocano e si rincorrono sulla spiaggia. Ad un tratto una di loro, Pasqua Del Pozzo, scorge una mano affiorare dalla rena e si ferma atterrita. La macabra scoperta viene comunicata ai genitori e quindi alle autorita.

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Si recano sui posto il giudice processuale Giuseppe Francesconi e il professor Luigi Fuschini, medico legale, che eseguira l’autopsia, nel corso della quale verra estratto dalle viscere della morta un feto di circa sei mesi, di sesso incerto. Poiche il cadavere presenta occhi e lingua sporgenti, e una lacerazione circolare sul collo, il medico legale imputa la morte della donna a strangolamento.Il 12 agosto, il delegato pontificio a Ravenna, conte Alberto Lovatelli, informa monsignor Bedini, commissario straordinario pontificio per le quattro legazioni a Bologna, del rinvenimento del cadavere di una donna e della sua presunta identificazione: «Fatta levare la sabbia, che vi era, per l’altezza di circa mezzo metro, fu scoperto il cadavere di una femina, dell’altezza di un metro e due terzi circa, dell’apparente eta di 30 in 35 anni alquanto complessa, i capelli gia staccati dalla cute, e sparsi fra la sabbia, erano di colore scuro piuttosto lunghi, cosi detti ‘alla puritana’. Fu osservato avere gli occhi sporgenti, e metà della lingua pure sporgente fra i denti, nonche la trachea rotta ed un segno circolare intorno al collo, segni non equivoci di sofferto strangolamento. Ne alcuna altra lesione fu osservata alla periferia del corpo; fu veduto mancarle due denti molari della mandibola superiore alla parte sinistra ed altro dente pur molare alla parte destra della mandibola inferiore. Sezionato il cadavere, fu trovato gravida di un feto di circa sei mesi. Era vestita di camicia di cambrik bianco, di sottana simile, di sournous egualmente di cambrik, fondo paonazzo, fiorata di bianco. Scalza nelle gambe e nei piedi, senza alcun ornamento alle dita, al collo, alle orecchie, tuttoche forate. I piedi mostravano essere di persona piuttosto civile, e non di campagna, perche non callosi alle piante. La massa delle persone accorse di Mandriole, di Primaro, di Sant’ Alberto, ed altri finittimi luoghi non seppero riconoscere il cadavere. Non si e potuto stabilire il colore della carnagione per essere il cadavere in putrefazione, nel qual caso non rappresenta il color naturale. Ne si credette di trasportarlo in piu pubblico luogo per la ricognizione, atteso il gran fetore per cui fu subito sotterrato anche per riguardo alla pubblica salute. Tutto cio conduce a credere che fosse il cadavere della moglie o donna di Garibaldi, si per le prevenzioni che si avevano, lui sbarco da quelle parti, si per lo stato di gravidanza. Si stanno pero praticando le opportune indagini, delle quali sara mia premura sotto mettere all’Eccellenza Vostra Rev.ma alla opportunita l’ analogo risultato».

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Scrive il conte Lovatelli che Anita riceve cristiana sepoltura ad opera del parroco delle Mandriole, don Francesco Burzatti, che la terra nel locale cimitero fra la croce maggiore, la siepe e l’orto, come attesta un documento da lui redatto, che permettera in seguito a Garibaldi di ritrovare le ossa della sua compagna e di farle inumare nel cimitero di Nizza, dove riposa la madre dell’eroe, Rosa Raimondi. Dalle indagini condotte sul luogo, la polizia apprende che la donna aveva sostato nella fattoria del marchese Guiccioli: il 14 agosto, i fratelli Ravaglia si vedono piombare a casa l’ispettore Zeffirino Socci, che li arresta per supposta correita in omicidio di ’sconosciuta’ (tale resta soltanto negli atti ufficiali, poiche il nome di Anita corre ormai su tutte le bocche).

Un misfatto … casuale

Dalla lettera anonima inviata al ministro dell’interno:
«I Pastori delle Mandriole nel pascolare gli armenti trovarono una mano umana, e ne fecero parte ai Genitori. La cosa che venne a cognizione del Brigadiere Bonvicini Federico di Sant’Alberto, subito venne guardata con beneficia dei Piantoni, dei suoi dipendenti, ne fu subito fatto rapporto a questo Tribunale e Polizia. Questi vi accedette e dissotterro il cadavere che presente quello di una donna di civili condizioni. […]Subito fu detto che era la donna dell’inseguito Garibaldi, ma pero che era stata assassinata in casa dei Fattori del Marchese Guiccioli, Giuseppe e Stefano Ravaglia, spogliata delle ricche vesti che erano imbottite di gemme, oro e denari, specialmente del Busto, che quindi fosse vestita delle sottane di cottonina appartenenti alla moglie del fattore, con un Bernus triviale, e cosi scalza e derelitta, sepolta come un cane. Subito che si seppe questa cosa non si poteva scoprire la verita precisa del fatto, per che i Fattori Ravaglia avevano diffidato tutti i Contadini a tacere il fatto. La Polizia spedi all’effetto il bravo Ispettore Zeffirino Socci, il quale in unione al bravo Brigadiere, si porta subito sulla faccia del luogo, e con singolare ispezione subito scopri il fatto, e venne all’arresto dei Fattori suddetti non solo, ma tento anche gli arresti di Pietro Nannini Medico condotto di Sant’Alberto, e di Francesco Moretti d.o Chiccaccia, il primo un in truso nell’infame anarchia, il secondo di pessime qualita: il primo perche aveva abandonata, come si pretendeva, la donna come dissero colpita da febbre, senza poi assistere il Feto, e salvarlo quanto che Ella fosse spirata, senza darne denuncia doverosa: il se condo perche, nel giorno antecedente al fatto l’aveva asportata sopra un Biroccio in casa dei Ravaglia, e quindi unito ad essi aveva consumato il delitto, ma non furono riusciti i tentativi del lodato Ispettore, perche si l’uno, che l’altro si erano dati alla fuga e contumacia di venti e piu giorni, il primo, cioe il Nannini abbandona la condotta e il paese, ed il secondo coabitante in casa del Nannini, la propria famiglia.

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Saputasi questa brava operazione dal Segretario di polizia Luigi Cesaretti, il quale gia sapeva la cosa e siccome i Ravaglia complici del delitto erano gia detenuti, e volevano difendersi perche appartenenti al famoso Marchese Guiccioli, cosi in mezzo ad una ispezione cosi importante che avrebbe dato luogo alla carcerazione di Garibaldi tanto ricercato, il detto Cesaretti con foglio del 15 agosto richiama l’ispettore onde si ritirasse, e cosi gli impedi di farsi onore avanti il Governo, scoprendo un misfatto che a forza di denaro e di ben manipolate astuzie e stato battezzato per cosa casuale, ed innocente. [… ]Eppure la cosa vergognosamente si e cosi dipinta, i ministri di Giustizia hanno così mascherato un notorio delitto che ha fatto eco universalmente di modo tale che si sono fatti sonetti».

Il perito settore ci ripensa

L’istruttoria procede rapidamente. Sulla base delle testimonianze del dottor Nannini che constata l’avvenuta morte di Anita e di quanti erano presenti al momento del decesso, viene fuori con chiarezza l’innocenza dei Ravaglia. Anche il professor Fuschini rivede la propria affrettata perizia e ne denuncia l’ errore: esso consiste nell’ aver attribuito a strangolaento i segni di una rapida decomposizione della zona del collo, dove il calore della sabbia a maggiormente agito, provocando il distacco degli anelli tracheali: «quei guasti nel ridetto cadavere riscontrati l’11 agosto non derivanobbe dall’effetto della inoltrata putrefazione, la quale avendo agito meno nella parte anteriore del collo, perche il mento l0 aveva maggiorente difeso dal calore tramandato dalla sabbia, ivi aveva lasciato come un cerchio di depressione».Il processo si conclude con verdetto assoluto. Lo stesso comando austriaco distanza a Bologna lo accetta in pieno e sollecita I’immediata scarcerazione degli imputati. Costoro non sono infatti punibili nemmeno per aver dato ricetto a Garibaldi, in quanto all’epoca dei fatti non erano ancora entrati in vigore gli ordini del generale austriaco Gorzkowski contenuti in questo proclama: «Si ricorda a chiunque il divieto di prestare aiuto, ricovero o favore in qualsiasi modo ai delinquenti, ed il dovere di buon cittadino di ributtarli da se, e di prestarsi a tutta possa per discoprirli, e consegnarli alla giustizia; e si avverte che sara assoggettato al Giudizio Statario Militare e chiunque avesse aiutato, rieoverato o favorito il profugo Garibaldi, o altro individuo della banda da lui condotta o comandata».

Entra in scena anche il ‘Passatore’

Riconosciuta in sede processuale l’innocenza dei Ravaglia, la propaganda papalina da fiato alle trambe per divulgare la versione di una Anita uccisa dalla ‘canaglia liberale’. Sarebbero stati, secondo tale fonte, proprio i contadini e i paesani romagnoli simpatizzanti per Garibaldi ad accoglierla gravemente ammalata e quindi ad ucciderla per liberarsi di un personaggio troppo compromettente. Compiuto il delitto, l’avrebbero sommariamente sotterrata, dopa averla depredata delle gioie che portava indosso.La nuova ‘pista’ prende corpo quando monsignor Bedini riceve due lettere anonime in cui, non solo si da per certo l’ omicidio di Anita compiuto da «una setta di empi», ma se ne indicano anche gli autori: sono i cospiratori del posto, riunitisi in casa Moreschi a Sant’ Alberto, un paese vicino alle Mandriole: Antonio Moreschi, Pietro Fabbri, il dottor Pietro Nannini, Battista Manetti, detto ‘Bonazza’, ed al trio Tutti amici di Garibaldi, «senza principi ne religione» .

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Alla richiesta di monsignor Bedini di saperne di piu sulla faccenda, il delegato Lovatelli risponde che si vi e stata una riunione dai Moreschi, ma essa fu «tenuta senza veruna segretezza al cospetto di tutta quella popolazione, e della locale Brigata. La scopo altro non fu, che quello di consumare un grosso barrile di vino fatto venire da Comacchio … Assisterono a questa riunione non solo tutti quelli che indica l’anonimo, ma altri ancora, che trovandosi a passare, venivano invitati, perche la porta della casa era aperta, ed accessibile a chiunque vi si fosse voluto introdurre». Non dovette tutta via trattarsi soltanto di una chiassosa bisbocciata, data che i principali partecipanti erano liberali e alcuni di loro, la sera stessa, aiutarono Garibaldi a fuggire con Leggero. Si cerca probabilmente di distogliere l’ attenzione dei gendarmi, inducendoli a bere in allegra compagnia.Il fatto rilevante e che il Lovatelli invia a monsignor Bedini un biglietto vergato da un prete di Sant’ Alberto, noto per la sua foga antiliberale, don Pieroni, pregandolo di confrontarlo con gli originali anonimi. La calligrafia sembra la stessa!A complicare le cose, giunge al ministro dell’interno, Savelli, un foglio anonimo, che ripercorre la storia dell’affrettata sepoltura di Anita Garibaldi, fa propria la tesi del delitto e loda in modo sperticato l’azione del ‘bravo’ ispettore Zeffirino Socci, che ha effettuato il fermo dei veri colpevoli. Questa terza lettera anonima e un tal pena al Socci che anche un bambino capirebbe che a scriverla e stato il Socci stesso.Savelli tuttavia, messo in allarme, sollecita l’intervento del ministro di grazia e giustizia, Giansanti, che scrive a sua volta una lettera al presidente del tribunale di Ravenna, conte Guaccimanni, dove si e svolto il processo Ravaglia, per avere «pronte e precise» informazioni sui caso.Nel frattempo, Savelli sollecita monsignor Bedini ad esaminare «se la condotta degli addetti all’ufficio di polizia di Ravenna sia stata con forme a dovere di buon impiegato».

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Con la relazione dell’8 ottobre e il rapporto del 6 novembre 1849, il conte Guaccimanni risponde con esemplare chiarezza al ministro di grazia e giustizia, fugando finalmente ogni sospetto. Restano soltanto le chiacchiere dei malevoli.Neanche sui piano materiale sono finiti i guai per i fattori delle Mandriole: una incursione compiuta, nel settembre dell’ anno successivo, da Stefano Pelloni, il famoso brigante romagnolo detto il ‘Passatore’, e dalla sua banda, li depreda di denaro e di oggetti preziosi. Subito si leva la voce che il bandito abbia voluto punire i Ravaglia, sottraendo loro il ‘tesoro’ rubato ad Anita Garibaldi. L’unica soddisfazione, dopo tante avversita, i Ravaglia l’ ottengono quando Garibaldi stesso, nel 1859, ritornando in quei luoghi a riprendersi le spoglie della moglie, li abbraccia e li riabilita pubblicamente definendoli suoi salvatori.Da parte liberale, circola in fine un’altra storia sulla ‘misteriosa’ fine di Anita. Ce ne fa testa l0 scrittore Bandi, ardente garibaldino: «Per cio leggemmo, non senza lacrime, certe pagine pietose, scritte e stampate occultamente e di ulgate tra il popolo, nelle quali si diceva con linguaggio di santa poesia come la meschina fosse stata tormentata nella agonia miseranda, e finalmente strozzata dagli agenti della polizia papale, stanchi di portar tra le braccia una moribonda, e cupidi di sotterrarla e togliersi cosi di sulle spalle quel molesto, infruttuoso compito. E cosi credemmo fino all’anno 1859: anno in cui fu dato sapere come veramente procedettero le cose in quella selvaggia, deserta selva, che fu testimone di tante scene d’orrore, ne’ giorni in cui il croato e il prete ebbero agio di sfogare il loro odio su’ raminghi garibaldini, rigettati dal mare e cercati a morte come tante bestie feroci».


fonte: http://www.agriturando.com
 
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0 replies since 25/11/2008, 22:26   8859 views
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